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Pergola, Niccolini, Mila Pieralli, Rifredi
Pergola: Boni è Don Chisciotte e Yilmaz è Sancho Panza nel "Don Chisciotte" adattato da Niccolini, il coraggio, la follia, l’amore per la vita
In scena da martedì 19 a domenica 24 marzo. Giovedì 21 marzo, ore 18, Alessio Boni, Serra Yilmaz e la Compagnia incontrano il pubblico. Coordinano Riccardo Ventrella e Matteo Brighenti. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili
Al Teatro della Pergola di Firenze, da martedì 19 a domenica 24 marzo, Alessio Boni è Don Chisciotte e Serra Yilmaz è Sancho Panza nel Don Chisciotte di Cervantes adattato da Francesco Niccolini e diretto da Alessio Boni, Roberto Aldorasi e Marcello Prayer, su drammaturgia degli stessi Aldorasi, Boni, Prayer e Niccolini. Il dissolvimento dell’antico mondo e la contraddittorietà del presente sono trattati come materia di trasformazione parodistico-fantastica della realtà.

“Tre sono le parole cardine – afferma Alessio Boni – su cui abbiamo puntato e in cui ci siamo immersi totalmente per costruire questa messinscena: ironia, poesia e il codice onirico, l’incantesimo che crea la spettacolarizzazione. Le scene sono costruite con dei quadri narrativi che ti immergono nel racconto, con una grande semplicità, quasi fanciullesca, la stessa che provano i bambini”.

Don Chisciotte combatte per un ideale etico, eroico, che ha arricchito di valore ogni suo gesto quotidiano e l’ha reso immortale. Dopotutto, sono proprio i ‘folli’ abbastanza da credere nella loro visione del mondo che meritano di essere ricordati in eterno.

In scena ci sono anche Marcello Prayer, Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico, Nicolò Diana. Scene di Massimo Troncanetti, costumi di Francesco Esposito, luci di Davide Scognamiglio, musiche di Francesco Forni. Una produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo, Fondazione Teatro della Toscana.

Giovedì 21 marzo, ore 18, Alessio Boni, Serra Yilmaz e la Compagnia incontrano il pubblico. Coordinano Riccardo Ventrella e Matteo Brighenti. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Lo spettacolo sarà al Teatro Era di Pontedera martedì 26 e mercoledì 27 marzo, ore 21.

Il coraggio, la follia, l’amore per la vita. Gli uomini che, nel corso dei secoli, hanno osato svincolarsi dalla rete di regole predeterminate che, a loro volta, ci determinano – avvalendosi del sogno, della fantasia, dell’immaginazione – sono stati spesso considerati ‘pazzi’. Salvo poi venir riabilitati dalla Storia.

Forse, ci vuole pur una qualche forma di pazzia, ancor prima che di coraggio, per compiere atti eroici. Quella che permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite. Don Chisciotte combatte contro l’inadeguatezza della nobiltà, un mondo che non lascia spazio all’immaginazione e annichilisce ogni aspirazioni. Un simbolo di libertà e utopia, che arriva al Teatro della Pergola da martedì 19 a domenica 24 marzo, e poi al Teatro Era di Pontedera martedì 26 e mercoledì 27 marzo, interpretato da Alessio Boni, con al suo fianco Serra Yilmaz nel ruolo di Sancho Panza. L’adattamento del romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra è di Francesco Niccolini, la regia di Alessio Boni, Roberto Aldorasi e Marcello Prayer, su drammaturgia degli stessi Aldorasi, Boni, Prayer e Niccolini. Una produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo, Fondazione Teatro della Toscana.

“Abbiamo deciso di mettere in scena Don Chisciotte – spiega Alessio Boni ad Angela Consagra nel foglio di sala dello spettacolo – perché si tratta di un romanzo iconico e visionario, come fosse frutto di un sogno. Attraverso il teatro possiamo approfondire la conoscenza dell’opera, raccontare di nuovo questa storia. Don Chisciotte è un personaggio che ha scavallato le varie epoche, è il protagonista di un romanzo moderno: per la prima volta – precisa – uno scudiero sta accanto a un cavaliere errante e i due si parlano da pari, il linguaggio rude del contado e quello alto dell’aristocrazia trovano un compromesso e si intrecciano”.

La gestazione dello spettacolo è stata lunga. Boni, insieme al gruppo con cui aveva già trasposto per la scena I Duellanti di Joseph Conrad, ha iniziato a studiare il romanzo un anno e mezzo fa per riuscire ad adattare per il palcoscenico la figura ideale di Don Chisciotte, che lotta con la poesia, ma anche con la parte più prosaica della vita, in continuazione, senza fermarsi mai. Con una sorta di armatura e su un vecchio ronzino si mette in viaggio, seguendo un unico obiettivo: rimettere in sesto il mondo che, secondo lui, ormai è completamente decaduto. In scena ci sono anche Marcello Prayer, Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico, Nicolò Diana. Le scene sono di Massimo Troncanetti, i costumi di Francesco Esposito, le luci di Davide Scognamiglio, le musiche di Francesco Forni.

“Don Chisciotte è la storia di un magnifico folle, ma è una follia declinata nella versione più alta e nobile del termine – precisa Boni – rappresenta la qualità più bella dell’essere umano, è quello che tutti noi vorremmo essere, ma che, a causa delle vicissitudini della vita, dei compromessi e delle delusioni, poi siamo costretti a non diventare mai fino in fondo”.

La sua è una battaglia contro le ipocrisie e le insolenze dei potenti. Inseguendo anche l’amore, una donna vista una sola volta e subito idealizzata con il nome di Dulcinea del Toboso, divenuta, nella sua testa, la dama dei desideri. Il Siglo de Oro è visto dall’uomo più puro, l’anziano hidalgo idealista, che confonde realtà e fantasia.

“Il nostro spettacolo è un viaggio per riportare il pubblico all’infanzia – commenta Alessio Boni – a quel tipo di inconscio primordiale senza calcoli né pregiudizi, dove non si sta a vedere quanto le persone che abbiamo di fronte siano riuscite a conquistare nella vita, quantificandone i guadagni. Oggi, purtroppo – conclude – continuiamo a valutare le persone in base a quello che possiedono, perché il Dio denaro ormai ci ha forgiato tutti, e invece Don Chisciotte va controcorrente da questo punto di vista: infatti, non a caso, questo è il vero motivo per cui è il terzo libro più letto al mondo dopo la Bibbia e il Corano”.

Intervista ad Alessio BONI di Angela Consagra

È difficile tradurre teatralmente un grande romanzo, un capolavoro della letteratura come Don Chiscio­tte?

“La genesi di questo spettacolo parte dalla scelta del produttore Marco Balsamo; con il nostro solito gruppo di lavoro volevamo riproporre sul palcoscenico un grande romanzo: già avevamo intrapreso questo tipo di operazione con I Duellanti di Conrad e volevamo proseguire ancora su questo percorso. È stata un’operazione difficile, abbiamo iniziato circa un anno e mezzo fa a lavorarci e a studiare l’opera. Ci incontravamo per scremare il testo – si tratta di circa 1400 pagine – e alcune frasi straordinarie se lette ti rimangono nel cuore, mentre nel passaggio alla scena ci siamo accorti che non funzionavano.

Don Chisciotte è una figura ideale, che lotta con la poesia, ma anche con la parte più prosaica della vita, e lo fa in continuazione, senza fermarsi mai. L’aspetto forte di questo personaggio è il suo carattere innovativo: fino ad allora, il Seicento, i romanzi di cavalleria parlavano di battaglie, con questi magnifici cavalieri che vincevano sempre e avevano tutte le dame ai loro piedi… Cervantes, invece, compie un’operazione inversa: l’eroe Don Chisciotte, arrivato ai cinquant’anni – gli attuali settant’anni, per intendersi – indossa questa livrea con l’armatura e su un vecchio ronzino si mette in viaggio, seguendo un unico obiettivo: rimettere in sesto il mondo che, secondo lui, ormai è completamente decaduto.

La sua è una battaglia contro le ipocrisie e le insolenze dei potenti; inoltre le sue gesta sono collegate a un amore – Dulcinea del Toboso – una donna vista una sola volta e subito idealizzata, perché diventa nella sua testa la sposa, la dama dei suoi desideri. Don Chisciotte è la storia di un magnifico folle, ma è una follia declinata nella versione più alta e nobile del termine: rappresenta la qualità più bella dell’essere umano, è quello che tutti noi vorremmo essere, ma che, a causa delle vicissitudini della vita, dei compromessi e delle delusioni, poi siamo costretti a non diventare mai fino in fondo.

Tre sono le parole cardine su cui abbiamo puntato e in cui ci siamo immersi totalmente per costruire questa messinscena: ironia, poesia e il codice onirico, l’incantesimo che crea la spettacolarizzazione. Le scene sono costruite con dei quadri narrativi che ti immergono nel racconto, con una grande semplicità, quasi fanciullesca, la stessa che provano i bambini. Ci ricordiamo tutti la gioia dell’infanzia, un momento della vita che è puro, in cui siamo felici, perché non ci appartiene ancora la coscienza del denaro. I bambini sono spontanei e disinteressati: infatti, metti insieme dei bambini giapponesi con dei bambini africani, per esempio, e si intenderanno benissimo, perché privi di sovrastrutture.

Ecco, proprio questo è il nostro Don Chisciotte: un viaggio per riportare il pubblico all’infanzia, a quel tipo di inconscio primordiale senza calcoli né pregiudizi, dove non si sta a vedere quanto le persone che abbiamo di fronte siano riuscite a conquistare nella vita, quantificandone i guadagni. Oggi, purtroppo, continuiamo a valutare le persone in base a quello che possiedono, perché il Dio denaro ormai ci ha forgiato tutti, e invece Don Chisciotte va controcorrente da questo punto di vista: infatti, non a caso, questo è il vero motivo per cui è il terzo libro più letto al mondo dopo la Bibbia e il Corano”.

E rappresentare oggi Don Chisciotte che significato ha?

“Abbiamo deciso di mettere in scena Don Chiscio­tte perché si tratta di un romanzo iconico e visionario, come fosse frutto di un sogno. Spesso in Italia non si conosce così bene, non siamo in Spagna dove viene fatto studiare a scuola: noi italiani sappiamo chi sono Don Chisciotte e Sancho Panza, ma ne ignoriamo le dinamiche, le metafore o la morale che i personaggi portano con loro.

Attraverso il teatro possiamo approfondire la conoscenza dell’opera, raccontare di nuovo questa storia. Don Chisciotte è un personaggio che ha scavallato le varie epoche, è il protagonista di un romanzo moderno: per la prima volta uno scudiero sta accanto a un cavaliere errante e i due si parlano da pari, il linguaggio rude del contado e quello alto dell’aristocrazia trovano un compromesso e si intrecciano.

Alla fine, la cosa davvero meravigliosa, è che Sancho Panza si ‘donchisciottizzerà’ e Don Chisciotte si ‘sanchopanzizzerà’: sono due personaggi complementari, ed è questa la loro forza”.

Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo, Fondazione Teatro della Toscana
Alessio Boni, Serra Yilmaz
DON CHISCIOTTE
adattamento Francesco Niccolini
liberamente ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra
drammaturgia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer e Francesco Niccolini con Marcello Prayer e con Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico ronzinante Nicolò Diana
scene Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
luci Davide Scognamiglio
musiche Francesco Forni
regia Alessio Boni, Roberto Aldorasi e Marcello Prayer
Durata: 2 h, intervallo compreso.

Biglietti
Intero
Platea 34€ - Palco 26€ - Galleria 18€
Ridotto Over 60
Platea 30€ - Palco 22€ - Galleria 16€
Ridotto Under 26
Platea 22€ - Palco 17€ - Galleria 13€
Ridotto Soci Unicoop Firenze
Platea 26€ - Palco 19€ - Galleria 14€

Biglietteria
Teatro della Pergola
Via della Pergola 30, Firenze
055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com
Dal lunedì al sabato: 9:30 / 18:30 – domenica chiuso
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Don Chisciotte ph. Lucia De Luise

Don Chisciotte ph. Lucia De Luise

14/03/2019 12.07
Pergola, Niccolini, Mila Pieralli, Era


 
 


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