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Redazione di Met
Medì, Andrea Riccardi: "Avanti con lo ius scholae"
"Atto di giustizia dare cittadinanza ai bambini". Eugenio Giani: "Le città danno linfa a un'Europa che può essere capace di interloquire su scala globale. Sant'Egidio interpreta questo orientamento a partire dai poveri per non lasciare nessuno indietro"
Relazioni positive e amichevoli, non confidare troppo su un'immagine di Mediterraneo che non corrisponde più al presente. Oggi il Mediterraneo ha diversi muri ed è un cimitero per tanti migranti che non hanno raggiunto alcuna sponda. Ci vuole una sorta di Piano di ripresa e resilienza delle Città del Mediterraneo che non si tirano fuori dalla storia, anzi forse più di altre sono costrette ad uscire, a guardare oltre sé, a comprendere le migrazioni che portano la Storia nei porti e da lì nei Paesi.
A "Medì", un convegno internazionale della Comunità di Sant'Egidio, promosso con il patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Livorno, in collaborazione con la Diocesi, l'Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea e Cesvot, sono state chiamate a raccolta a Livorno le città mediterranee nel tempo della pandemia e della guerra, è stato fatto il punto sul ruolo delle Città in un tempo per tanti versi di erosione e anche di vuoto demografico, che ora si misura con la piaga devastante della guerra in Ucraina. Ma la guerra non è l'ultima parola e ci sono diversi possibili livelli di intervento che possono essere colti.  L'Ucraina non è una storia lontana. È una storia europea e mediterranea perché il Mar Nero è connesso al Mediterraneo (il mar Bianco).
Nel Mediterraneo e nei Paesi che si affacciano su questo mare, sono prò cresciuti i muri, avverte Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, ex ministro dell'Integrazione e della Cooperazione internazionale. Sono anche muri di indifferenza. Si è voltato lo sguardo da un'altra parte davanti alla Siria, il cui conflitto è stato prova generale della guerra in Ucraina.
Pandemia e guerra in Ucraina hanno rivelato anche una dimensione transnazionale, tra la casa digitalizzata e il mondo intero. Questa dimensione è già nelle nostre scuole, tra i bambini. Eppure "non è arrivato ancora in porto lo ius scholae - spiega Riccardi - Non possiamo accettare un apartheid dei bambini. Dare loro la cittadinanza è un atto di giustizia".
"Non cadiamo nella postura di chi teme il contagio", continua Riccardi. Possiamo connettere le città, le culture e far crescere una volontà comune di stare insieme. Le Città hanno funzione di connettere. In questo contesto fa bene a tutti pensare che si nasce nella geografia che può essere per alcuni grazia e per tanti condanna. Si può ridurre lo scarto. Perciò rimettersi in contatto dopo la pandemia è già fare una politica costruttiva. Muoversi in questa direzione a partire dal Mediterraneo è un segnale decisivo perché in questo mare "nessuno può pensare a se stesso".
Per il Presidente della Regione Eugenio Giani il Mediterraneo dei popoli e delle città dona linfa a un'Europa che può essere capace di interloquire su scala globale. Giani utilizza un'immagine efficace per evidenziare la forza delle città mediterranee nel fermare quel nemico della civiltà che è l'intimidazione mafiosa. La civiltà del Mediterraneo, infatti, è quella che sapeva costruire torri solide, come quella del Pulci, che ha bloccato l'onda d'urto dell'esplosione in via dei Georgofili a Firenze. Senza di essa sarebbero state provocate forse altre vittime e perdite irreparabili agli Uffizi. Ma quell'esplosione rimanda anche alla disgregazione degli interessi comunitari. Le città che hanno a cuore tutto questo sono l'alternativa. Quello "delle città che vogliono vivere è un contesto che Sant'Egidio riesce a interpretare al meglio, a partire dai poveri, per fare crescere la civiltà tutti uniti senza lasciare indietro nessuno", in continuità, per molti versi con l'intuzione e il lavoro di Giorgio La Pira che avviò i Colloqui Mediterranei e poi diventò presidente della Federazione mondiale delle città gemellate, fino a presentarsi, in suo nome, come mediatore per il conflitto in Vietnam.
Il sindaco Luca Salvetti ha parlato di Livorno come una città di "lacrime e sorrisi", di passioni, "una città capace di trovare nel tratto del diverso qualcosa da condividere". Esempio recente l'accoglienza ai profughi ucraini.
Da Mons. Paolo Razzauti, il saluto al convegno da parte della Diocesi labronica.

28/05/2022 11.50
Redazione di Met


 
 


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