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Redazione di Met
Ucraina, due anni senza pace. Sant’Egidio raccoglie farmaci a Firenze
"La solidarietà è la nostra risposta alla guerra”
Siamo ormai a più di due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, con i combattimenti che proseguono provocando nuove vittime e nuove distruzioni.
In questo triste anniversario non dimentichiamo il dramma che stanno vivendo milioni di ucraini, una popolazione che ha sempre più bisogno di aiuti umanitari.

La Comunità di Sant'Egidio raccoglie farmaci e materiale sanitario che sarà distribuito direttamente nei centri di aiuto.

Si può aiutare con una donazione Iban: IT18B 03069 09606 10000 0072839 (causale “Raccolta farmaci Ucraina) oppure recandosi nei centri di raccolta a Firenze, dopo la settimana santa e il lunedì dell'Angelo, in via della Pergola, il sabato dalle 17 alle 19; in via dei Serragli, 117r, il lunedì dalle 17.30 alle 19 e il venerdì dalle 16.30 alle 18; in via Reginaldo Giuliani, 65b il lunedì dalle 16.30 alle 18.30; in via Corte dei Manetti, la domenica dalle 17 alle 18.30.

Per informazioni tel. 055.234.27.12

In allegato il volantino che specifica esclusivamente quali sono i farmaci da portare, indicati anche qui di seguito:

- Antibiotici ad ampio spettro per bocca (Amoxicillina e Amoxacillina/Ac clavulanico)
- Antibiotici ad ampio spettro intramuscolo ( Ceftriaxone)

- Antibiotici pediatrici

- Antiemorragici (Tranex)

- Antianemici (Acido folico, Integratori di ferro)

- Antistaminici (Trimeton, Zirtec)

- Antidiabetici orali (Metformina)

- Antidiarrotici (Imodium)

- Antalgici e antinfiammatori (Paracetamolo, Ibuprofene, Voltaren, Toradol)

- Cortisonici (Bentelan, Deltacortene, Urbason)

- Cardiaci e Antipertensivi (Amiodarone, Amlodipina, Cardioaspirina, Clopidrogel, Enapril, Furosemide)
- Eparina

- Gastroprotettori (Lansoprazolo, Pantoprazolo)

- Materiale per suture e Medicazione

- Respiratori adulti (Cortisonici e broncodilatatori spray)

- Tiroidei (Eutirox, Tirosint).

«Le vittime civili non sono “danni collaterali”.
Sono uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita – ha affermato Papa Francesco nel discorso dello scorso 8 gennaio ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede – Sono bambini che rimangono orfani e privati del futuro.
Sono persone che soffrono la fame, la sete e il freddo o che rimangono mutilate a causa della potenza degli ordigni moderni».
Ecco perché, attraverso i racconti di chi ci è stato, vale la pena scendere nei rifugi, ascoltare i lamenti e le preghiere di chi vi trascorre la notte durante i bombardamenti, e guardare i volti delle donne e dei bambini, in fila ai centri di distribuzione alimentare aperti da Sant’Egidio in due quartieri di Kiev, Leopoli e Ivano-Frankivsk.
Lì si tocca il dramma di un’emergenza umanitaria che si aggrava giorno dopo giorno, con oltre 5 milioni di sfollati interni mentre si affievolisce il flusso degli aiuti.
Sì, perché purtroppo l’eternizzazione della guerra provoca paradossalmente anche questo: una mobilitazione internazionale più debole rispetto a quella che invece, nei primi mesi del conflitto, è riuscita a fare arrivare in Ucraina ingenti sostegni umanitari.
«Abbiamo registrato un calo nelle forniture di beni di prima necessità», spiega Yuriy Lifanse, responsabile della Comunità di Sant’Egidio in Ucraina, e lui stesso sfollato a Leopoli con la moglie e la figlia di un anno. Nonostante le notti insonni nei rifugi per i frequenti bombardamenti Yuriy, insieme agli altri volontari, continua a portare sostegno e generi di prima necessità a chi ne ha bisogno, come hanno sempre fatto, sin dall’inizio del conflitto, tutte le Comunità di Sant’Egidio presenti in Ucraina.

Sant’Egidio è presente nel Paese da trent’anni con comunità composte da cittadini ucraini, che in questi due anni, pur condividendo le sofferenze, le paure, i disagi di tutta la popolazione, hanno realizzato un’estesa rete di aiuti umanitari.
Ogni settimana migliaia di pacchi alimentari sono consegnati alle famiglie di sfollati e inviati nelle regioni meridionali e orientali del Paese, più esposte alle azioni belliche, raggiungendo in due anni circa 370.000 persone.
Tutto ciò è reso possibile da una catena di solidarietà che parte dall’Italia e da altri paesi europei e che non può interrompersi finché dura il conflitto.

I centri aperti da Sant’Egidio hanno anche risposto all’isolamento sociale degli sfollati e al disagio vissuto dai minori. A loro si dedica Olga Makar, che per Sant’Egidio coordina le attività delle Scuole della Pace, che portano avanti il sostegno scolastico e l’educazione alla pace: «I bambini spesso non sorridono, sono aggressivi, si chiudono in loro stessi. Per loro abbiamo aperto sei nuove Scuole della Pace», racconta. Una di queste è sorta a Irpin, la cittadina alle porte di Kiev, divenuta tristemente famosa all’inizio della guerra.

Nel centro di coordinamento delle iniziative umanitarie di Sant’Egidio, realizzato a Leopoli, vicino al confine con la Polonia, sono giunti finora dall’Italia e da diversi Paesi europei 127 carichi di aiuti umanitari, pari a 2.000 tonnellate, per un valore complessivo di oltre 23 milioni di euro. Cibo, abbigliamento, coperte, prodotti per l’igiene personale, ma anche medicinali e materiale sanitario.
Da Leopoli Sant’Egidio ha spedito farmaci, anche salvavita, a 209 strutture sanitarie, 90 amministrazioni locali, 54 istituti per bambini, anziani e disabili e numerosi centri di accoglienza per profughi anche nelle aree più remote del Paese.
La stima delle persone che hanno usufruito di questi aiuti sanitari è di circa 2 milioni. Ma sono attivi anche un centro della Comunità a Ivano-Frankivsk e due a Kiev, a cui si deve aggiungere la sede dei Giovani per la Pace (il movimento giovanile di Sant’Egidio), colpita dall’esplosione di un missile e da poco finalmente riaperta. «Questa casa, danneggiata dalla guerra, è ora piena di vita: ospiterà la scuola della pace, la preghiera e un centro per gli sfollati. Qui cucineremo la cena itinerante per i senza dimora», hanno scritto i giovani sui social.

L’Ucraina ha bisogno di pace e la solidarietà ne tiene viva la speranza, quando tutto intorno parla di morte. Per alimentarla c’è bisogno di un sostegno largo e generoso, che non può indebolirsi ma al contrario deve rafforzarsi: a due anni dall’inizio della guerra non dimentichiamo l’Ucraina, perché l’aiuto umanitario, ne siamo convinti, è realizzare già da oggi un pezzo di pace e di futuro.

23/03/2024 15.16
Redazione di Met


 
 


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